Il 21 settembre del 1990 la mafia trucidò Rosario Livatino, giovane magistrato siciliano.
Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica, qualche mese dopo la morte di Livatino, ritenne di dover puntualizzare che i “giudici ragazzini”, per la loro giovane età ed inesperienza, non erano adatti a condurre indagini complesse come quelle contro la mafia. Negli anni a seguire, in una lettera aperta rivolta ai genitori ci tenne a puntualizzare che la sua espressione non era riferita al giovane giudice.
Infatti, quel cosiddetto “giudice ragazzino” con la sua onestà, tenacia e costanza era riuscito, alla fine degli anni Ottanta, a portare alla luce i legami tra criminalità organizzata e poteri politici locali, attraverso la prima grossa indagine contro la mafia agrigentina, sfociata poi nel maxi-processo di Villaseta.
Livatino era un uomo e un giudice “giusto”, anche la Chiesa lo ha riconosciuto tale e proclamato beato. Incarnava i valori della giustizia intesa nel senso più nobile e alto, quella alla quale si vorrebbe ricorrere per liberarsi dal giogo delle ingiustizie dalle quali si è vessati. Purtroppo ormai la sfiducia della gente comune nei confronti dei meccanismi giudiziari è altissima. La giustizia è davvero giusta? Può sembrare un gioco di parole ma non lo è, è una domanda che invece mi pongo tutte le volte che mi imbatto in lungaggini burocratiche, poca chiarezza nelle procedure, mancanza di risposte o risposte evasive da chi invece dovrebbe agire tempestivamente a beneficio dei cittadini onesti. Davvero la legge è uguale per tutti, o invece esiste la giustizia dei potenti, che comunque, in un modo o nell’altro la fanno franca?
Nella società che vorrei e per la quale ho combattuto una vita intera, oggi più che mai sarebbe necessario un esercito di “giudici ragazzini”, appassionati, fermi nei loro valori, cresciuti ed educati nella cultura della legalità, per ridare finalmente a tutti fiducia nella giustizia, quella con la G maiuscola, quella che permette di nascere, crescere, vivere e lavorare liberamente.
SE C’E’ LA GIUSTIZIA C’E’ TUTTO!