Il primo round dell’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Marsala relativa al procedimento penale legato alla rivelazione della località segreta dove si trovava nel 2009 la testimone di giustizia Piera Aiello si è in parte concluso a favore dell’indagato, un maresciallo dei carabinieri, Salvatore Ippolito, 38 anni.
Dinanzi al gup Giuliana Franciosi ieri il pm Giulia D’Alessandro ha chiesto l’assoluzione di Salvatore Ippolito “per carenza di prove”. Si è opposto il difensore di parte civile di Piera Aiello, l’avv. Gisueppe Gandolfo, ovviamente invece si è unito alla richiesta dell’accusa il difensore del sottufficiale dell’arma, l’avv. Gianni Caracci. Quest’ultimo ha chiesto l\’assoluzione dell\’imputato affermando che Piera Aiello “non dimostra di essere cauta durante gli spostamenti in quanto andrebbe alle iniziative” – in cui si parla di Piera Aiello (ricordiamo che trattasi di un personaggio pubblico) – “presentandosi tranquillamente con quel nome” (dimenticando che gli spostamenti sono autorizzati dal Nop e dalla Prefettura di competenza). Il legale inoltre ha citato un verbale della stazione dei Carabinieri di Brolo in cui si dice che “il nome di Piera Aiello era persino nelle locandine”, ovviamente non citando il fatto – rileva l’associazione “Ria Atria” che segue passo passo la vicenda di Piera Aiello – “che in quell\’occasione (possono testimoniare numerose persone) vennero sequestrati e messi in busta chiusa tutti i cellulari dei presenti”.
Il giudice Franciosi però ha deciso di non decidere ieri dopo avere ascoltato le parti. Ha fissato una nuova udienza per il 6 luglio. Sul tavolo del gup la richiesta dell’avvocato Gandolfo, ossia di rinviare a giudizio Ippolito o in subordine prima di prendere qualsiasi decisione fissare due confronti, uno tra Piera Aiello e una sua zia, Antonina Atria, detta zia Nenè, e un altro confronto tra la stessa Atria e la mamma di Piera Aiello, Leonarda Saladino. Dalle indagini infatti emerge che fu la Saladino parlando con la “zia Nenè” a sapere che era diventata nota la località dove sua figlia si trovava, circostanza a sua volta che la Atria avrebbe appreso dal sottufficiale dei carabinieri. Una faccenda che ha messo in pericolo Piera Aiello, testimone di giustizia, che per anni è andata in giro per i Tribunali italiani a raccontare le vicende della mafia belicina. L’indagine su come la località segreta dove si trovava Piera Aiello possa essere diventata di pubblica conoscenza vede indagato anche un altro carabiniere, da altra Procura della Repubblica, si tratta di un altro maresciallo, Nunzio Robusto. Il 16 giugno del 2009 la “zia Nenè” fu sentita dal pm della Procura di Marsala è negò ogni circostanza. Dapprima per telefono aveva avuto un colloquio con la nipote, Piera Aiello, che le chiedeva come lei avesse saputo dove si trovava, la risposta dell’Atria fu in sostanza questa, “non so niente e non voglio sapere niente”.
E’ una indagine tutta in evoluzione che ieri le associazioni “Rita Atria” e Libera hanno voluto mostrare di seguire organizzando un sit in davanti al Tribunale di Marsala e una delegazione poi ha potuto avere accesso nell’aula di udienza. “Vogliamo evidenziare – dice Nadia Furnari dell’associazione Rita Atria – come oggi i testimoni di giustizia come Piera non godono dallo Stato adeguata attenzione e non parlo di attenzione di natura economica ma proprio parlo di quella che serve a garantire sicurezza. Oggi – ha proseguito Nadia Furnari – siamo dinanzi ad azioni compiute dallo Stato e da uomini dello Stato che non incoraggiano le testimonianze, lo scenario è quello dove i testimoni di giustizia vengono accompagnati invece di essere seguiti, vengono deportati, portati lontano dalle loro città, in un clima che è come se loro, testimoni, costituiscano un esempio da non seguire e invece non deve essere così. Debbono potere mostrare di essere esempi positivi di cittadinanza attiva. I testimoni debbono essere vigilati per la loro sicurezza, ma debbono potere restare liberi cittadini e essere veri esempi per tutti gli altri, perché testimoniare deve essere sentito come un dovere non come un sacrificio”. Piera Aiello ha vissuto da oltre 20 anni questo suo ruolo come sacrificio: a 24 anni presa e portata via dalla sua terra, con la sua bambina, appena vedova del marito che i killer mafiosi le uccisero davanti gli occhi, è cresciuta e si è maturata lontano dal sua paese, dai suoi familiari, mille problemi, il dramma poi del suicidio della cognata, Rita Atria, nonostante tutto, per arrivare ai guai di oggi, con la località segreta svelata, con il ministero che per un periodo le sospese ogni tutela, è andata avanti. Oggi è parte civile nell’udienza preliminare che è in corso contro quel carabiniere che sarebbe stato incapace di tenere un segreto. Violazione dei doveri inerenti le proprie funzioni avendo rivelato il rifugio protetto e l’identità che copriva la testimone di giustizia Piera Aiello, questa è l’imputazione per il maresciallo dei carabinieri Salvatore Ippolito. Il caso scoppiò nel 2009. Piera Aiello, nuora e moglie di vittime della mafia, scrisse anche a Napolitano raccontando dello Stato che aveva calato ogni difesa attorno a lei, anche a causa di quel maresciallo che andando a Partanna, sua città, avrebbe svelato dove lei abitava, mettendo a repentaglio la sua sicurezza. Piera Aiello a conclusione dell’udienza di ieri, così come l’associazione “Rita Atria” non ha nascosto “sconcerto per la decisione del pm che ha chiesto l’assoluzione per quel militare: “Se vi è carenza di prove è perchè non ci sono stati indagini sufficienti e queste indagini era il pm che doveva farle non altri, dinanzi a elementi probatori scarsi le indagini non si chiudono ma sia allargano. Spero tanto nella decisione del gup che accolga l’invito della mia difesa perché queste indagini vengano approfondite”. “Avremmo tante altre cose da dire – aggiunge Nadia Furnari con l’associazione “Rita Atria” , ma nel rispetto della giustizia lo faremo solo dopo la sentenza di primo grado dicendo sin da subito che andremo in fondo su questa vicenda con tutte le nostre forze.
Il 6 lugio alle 12 a Marsala, giorno in cui riprenderà l’udienza preliminare, “saremo in tanti in Tribunale a tornare a dare sostegno a Piera – conclude Nadia Furnari – Hanno già confermato la loro presenza Letizia Battaglia, Michela Buscemi, il presidio \”Rita Atria\” Libera Milazzo, Libera Marsala e Libera Trapani e, ovviamente, l\’Associazione Antimafie \”Rita Atria\”. Un modo per stare accanto ad una grande donna come Piera Aiello che ha onorato e onora la storia della Sicilia con la sua testimonianza. Le staremo accanto indipendentemente dall\’esito del processo, un processo in cui all\’inizio lei non era stata considerata nemmeno parte lesa, e solo grazie alla sua testardaggine e a quella dell\’ Associazione \”Rita Atria\” e dell\’avvocato Giuseppe Gandolfo, si è arrivati in tempo per la costituzione di parte civile; un processo, possiamo dire, di cui siamo venuti a conoscenza per caso e non per diritto. Ma vogliamo credere, fino alla fine, che la giustizia con la G maiuscola possa fare il suo corso”.
Antimafia Duemila
dalla parte di Pino e di chi ha il coraggio di denunciare e testimoniare, sempre. Riccardo