C’era una volta un’isola felice.
Paesaggi mozzafiato, pascoli, ghiacciai perenni. Un territorio fortunato, quello della Valle d’Aosta, un’isola felice abitata da un popolo fiero e laborioso: les montagnards: orgogliosi della loro lingua franco-provemzale, il patois e delle loro origini.
Un popolo che ha combattuto il fascismo per difendere la propria identità.
Una regione che poteva vantare il reddito pro-capite tra i più alti d’Italia, dopo aver vissuto di agricoltura e pastorizia, ha saputo intraprendere un percorso di sviluppo industriale e turistico esponenziale.
Ma un errore la gente valdostana l’ha commesso: ha consegnato le chiavi del forziere nelle mani sbagliate.
Oggi di quell’isola felice è rimasto ben poco, decenni di malapolitica hanno sgretolato il sistema Valle d’Aosta: un Casinò sull’orlo del collasso economico, la CVA, la maggiore partecipata regionale, travolta dagli scandali.
La mafia anzi, la mentalità mafiosa, si è globalizzata.
E’ di questi giorni l’ennesimo scandalo che, in un paese civile, avrebbe dovuto portare a ben altre conseguenze, mentre con tutta probabilità finirà in una bolla di sapone. La Vallée ha fatto proprio uno dei più conosciuti proverbi mafiosi “Calati iunco ca la china deve passari”.
E nel silenzio si inabissano i protagonisti della vergogna.
Nel 2016 il Consiglio regionale della Valle d’Aosta delibera che i consiglieri possano incassare l’intero loro vitalizio in un’unica soluzione, decurtato dell’11%. Cinquantasette di loro si avvalgono di questa legge e prosciugano le esangui casse regionali di ben 23 milioni e 100 mila euro.
Tra questi spiccano i nomi di Leonardo La Torre con 1.milione140 mila euro, Emilio Rini 830 mila euro, Maurizio Martin 950 mila euro.
La notizia trapela e l’indignazione è alle stelle.
Il consigliere pentastellato Roberto Cognetta guida gli indignati “Proporrò una legge ad hoc perché la lista venga resa pubblica”. Sortita definita da Paolo Cretier “Iniziativa populistica”.
Il Consiglio fornisce ampie rassicurazioni in tal senso e naturalmente la mozione viene respinta a larghissima maggioranza, motivando il tutto con non meglio specificate questioni inerenti alla privacy.
Nessun commento dal totem Augusto Rollandin, presidente del Consiglio regionale per circa un quarto di secolo, tantomeno dal presidente del Consiglio regionale Andrea Rosset.
Non vedo non sento non parlo.
Forse a questi signori sarebbe utile fornite un copia della nostra Carta Costituzionale, dove l’Articolo 3 recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”, ma chi non conosce la vergogna probabilmente ignora anche la Costituzione e qualcuno è sempre più uguale di altri.
Una neppur troppo vaga puzza di incostituzionalità si annusa in questa legge ad personam.
Ma non è che l’ultimo atto nella Valle degli scandali, che ha il suo fiore all’occhiello nel Casinò di Saint Vincent, uno sprofondo rosso di centoquaranta milioni di euro. Casinò definito da Roberto Cognetta “Un ricettacolo di clientele, dove, attraverso il voto di scambio, venivano e vengono tuttora elargiti stipendi principeschi a dipendenti sottoculturati di ogni ordine e grado”.
Sul Casinò la procura di Aosta sta indagando nei confronti degli amministratori e del collegio sindacale per falso in bilancio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, mentre al sempiterno Augusto Rollandin viene contestato il danno erariale.
Le indagini hanno evidenziato come le erogazioni plurimilionarie di denaro pubblico, di cui la partecipata regionale ha beneficiato, sarebbero state concesse dagli organi preposti nel periodo 2012-2015 in conseguenza di bilanci riportanti perdite di esercizio volutamente ridotte e conseguenti piani di sviluppo industriale oggettivamente inattendibili.
Ma l’elenco è lungo.
Poca eco ha avuto la vicenda relativa al parcheggio dell’Hopital Regional. La Regione rifiutò di acquistare l’immobile in disuso antistante il nosocomio, per otto milioni di euro. Di conseguenza la struttura venne venduta ad una società di Alessandria che costruì i parcheggi e li rivendette alla Regione stessa per 16 milioni, esattamente il doppio del loro valore.
Anche questa vicenda lambì Rollandin.
Per tacere, ricorda Cognetta, dei 162 milioni investiti nella Skyway , la funivia del Monte Bianco definita l’ottava meraviglia del mondo, affidandone, senza gara, la gestione alla Società Funivie del Monte Bianco.
O lo strano acquisto da parte della CVA delle turbine cinesi, un affare da 60 milioni di euro. Per poi rendersi conto che le turbine stesse davano precoci segni di invecchiamento e che la fornitura “non rispecchiava le specifiche tecniche”.
Cifre e scenari che fanno sorridere pensando alla presunta mazzetta del Forte di Bard, 50 mila euro. Inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il manager della Finaosta Gabriele Accornero, di 48 anni, ex consigliere delegato del Forte di Bard, e l\’imprenditore Gerardo Cuomo, di 54 anni, titolare del Caseificio Valdostano.
Indagato a piede libero l’intemerato, si fa per dire, Augusto Rollandin, il quale dovrà spiegare agli inquirenti anche la presenza di 3400 euro in contanti rinvenuti nella perquisizione domiciliare.
Per non farsi mancare nulla, la Valle d’Aosta ha ricevuto nell’ottobre scorso la visita della Commissione Parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi, con esiti non esattamente lusinghieri.
\”La Valle d\’Aosta non è immune da insediamento mafioso che ha condizionato e continua a condizionare l\’economia di questa terra e anche la politica e le scelte. Una presenza significativa dell’’Ndrangheta che hanno instaurato il metodo della pax valdotaine”.
Chiaramente, alla luce di quanto sopra, la criminalità organizzata ha trovato terreno fertile per fare affari, senza spari, ammazzatine, senza struscio (rumore nda).
Insomma, uno scenario non propriamente tranquillizzante.