Alla procura distrettuale antimafia le investigazioni proseguono a ritmo serrato. Qualunque sia la pista di questo delitto “politico, affaristico, mafioso” per usare le parole della procura di Salerno, per gli inquirenti il sindaco Angelo Vassallo “si era messo contro un affare criminale”.
Alla Procura distrettuale antimafia, ieri c’è stato un altro vertice tra il capo, Franco Roberti e le due sostitute incaricate delle indagini, Valleverdina Cassaniello e Rosa Volpe. La convinzione degli investigatori è che gli assassini di Vassallo non si siano mai allontanati dal territorio del cilento. Parole che fanno il paio con quelle pronunciate dal vescovo Rocco Favale durante l’omelia funebre. “Mi auguro solo che queste bestie non siano tra noi” e mi auguro che “non sia per un permesso negato che è stato ucciso Angelo, perché aveva visto o saputo troppo di un losco traffico”.
Sul tavolo del procuratore capo è delle sue sostitute sarebbe già arrivata una prima informativa che fotografa dettagliatamente le attività commerciali ed imprenditoriali (pescherie, negozi di lusso, alberghi e residence turistici) di Acciaroli e di un territorio che si sviluppa da Punta Licosa fino a Palinuro.
Gli esiti degli esami autoptici inoltre avrebbero fatto emergere elementi che circoscrivono l’ambito di indagine agli strani movimenti registrati nel porto turistico di Acciaroli nell’ultima stagione estiva. Nello stesso scalo ieri si sono celebrati i funerali alla presenza di oltre 6 mila persone nonostante il vento e la pioggia. La ferocia dell’omicidio ha commosso davvero tanti.
Vassallo sarebbe stato ucciso perché si era opposto ad una grande speculazione oppure aveva intuito che anche “nella sua terra” arrivava la droga.
Gli inquirenti infatti sono partiti dalla ricostruzione storica di questa zona e dalle infiltrazioni malavitose del territorio. Da queste parti la Camorra sarebbe arrivata da circa un trentennio con il clan dei Nuvoletta di Marano che gestivano un hotel di lusso a San Marco di Castellabate (in provincia di Salerno). Anche la Camorra di Raffaele Cutolo aveva mire affaristiche in questo territorio che consentiva di riciclare facilmente grosse quantità di denaro nel settore della ristorazione e del turismo. Spuntano i nomi di altre famiglie: i Moccia, i Fabbrocino, i Cesarano e i Giuliano di Forcella. Hanno avuto impianta stabile diversi ndranghetisti delle cosche di San Luca e di Platì, i fedelissimi della Locride e della Piana di Gioia Tauro. La Ndrangheta sarebbe sbarcata anche a Salerno e provincia dopo un patto con la camorra salernitana. Le operazioni antimafia (Decollo e Decollo bis) hanno svelato proprio il ruolo cruciale rivestito dal porto di Salerno per il traffico della droga.
Camorra e Ndrangheta, già in affari per gli appalti della terza corsia della Salerno-Reggio Calabria, sarebbero di nuovo alleate per gli affari della droga e delle speculazioni edilizie.
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