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\”Senza il coinvolgimento della società civile, senza quella rivoluzione culturale da noi auspicata, senza amore per il valore della vita, senza il rispetto per l\’uomo che è al centro di tutto, certamente non faremo passi da gigante nella lotta quotidiana contro la mafia; non bastano la magistratura, le forze dell\’ordine: c\’è bisogno proprio di tutti. Abbiamo una intera classe imprenditoriale sotto ricatto, stretta tra la morsa del malaffare e dei malavitosi. Tutto il corpo sociale, ognuno per la sua parte, deve agire senza aspettare che il primo passo lo faccia un altro. Condivido pienamenbte le parole di Mons. Cantafora: basta piangerci addosso, basta avere paura, basta lamentarsi. Penso che questo riscatto morale ed etico deve venire da noi stessi\”.

\’\’La criminalita\’ organizzata di stampo mafioso piaga profondamente la nostra citta\’, e sciaguratamente non cessa di spargere sangue\’\’ e la popolazione e\’ \’\’sbigottita da tanta crudelta\’, per le uccisioni, gli attentati e le intimidazioni, le liberta\’ violate e la dignita\’ umana calpestata\’\’. Lo scrive mons. Antonio Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, in una nota dal titolo \’\’Superiamo mafiosita\’ e mafia\’\’ dopo la serie di omicidi che ha colpito nell\’ultimo mese la citta\’ calabrese.

\’\’Tutto questo\’\’, scrive il presule avviene \’\’per denaro, per dominio, per eclisse dei valori umani e cristiani, o altro ancora\’\’. \’\’Quando – si chiede – i malavitosi capiranno che il male porta altro male, la violenza genera violenza, la vendetta richiama vendetta, e il tutto ricade inevitabilmente anche su di loro e sulle loro famiglie?\’\’. Lamezia \’\’sembra fuorviata da oscuri manovratori, intenzionati a non fermare le mani omicide verso persone innocenti e finanche tra loro stessi\’\’. Per mons. Cantafora, \’\’chi sparge violenza e paura nella societa\’ non e\’ uomo d\’onore! L\’onore si addice a chi fa il bene, non il male: essere mafiosi e\’ peccato grave e la mafia genera e alimenta strutture di peccato. Non vi sono giustificazioni. Noi stessi non possiamo pensare di ripararci in campi neutri, che non esistono\’\’.

Il vescovo sottolinea che la citta\’ e\’ \’\’grata\’\’ e \’\’si stringe vicino a una magistratura operosa e a forze dell\’ordine dedite a debellare la malavita. Ma da sole non possono bastare. La Chiesa e\’ chiamata a fare la sua parte e cerca di farlo nel suo quotidiano e ordinario servizio al Vangelo in ogni ambito di vita in cui e\’ radicata: ma anche tutto cio\’ sembra insufficiente\’\’. \’\’Come cattolici, in particolare, dovremmo lasciarci orientare dagli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa\’\’ e ricostituire cosi\’ \’\’le fila di una \’grammatica sociale\’ comune a tutti gli strati che compongono la comunita\’ civile, prima che la nostra civilta\’ sprofondi ulteriormente nel relativismo etico e giuridico, che si annida ormai nelle istituzioni, nella cultura e nel modo di pensare della gente\’\’.

\’\’La lotta alla mafia in tutte le sue denominazioni e in ogni area del Paese va accompagnata, infatti, da una coerente azione educativa – conclude mons. Cantafora – e dotando l\’amministrazione giudiziaria delle risorse atte a favorire la certezza del diritto\’\’.

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