\”Pino Masciari: il provvedimento di revoca delle misure di protezione e vigilanza del 27 marzo u.s. notificatemi con due lapidarie righe, mi hanno profondamente colpito e amareggiato, facendomi sentire di essere stato buttato letteralmente in “pasto alle belve”.
Ora , prima di ogni altra azione, anche di un eventuale ripristino delle misure di protezione, è necessario che chi ha emesso tale provvedimento faccia chiarezza, con motivazioni logiche e razionali che hanno indotto alla decisione di revoca .
Una questione di trasparenza, di correttezza dovuta, perché si tratta di vite umane, di persone che con responsabilità hanno consegnato la propria vita nelle mani dello Stato.
Pretendo solo i miei diritti e il diritto alla vita.
Lo Stato ha sempre reputato grave ed imminente l’attualità a rischio di vita, tanto da sottopormi a 13 lunghi anni di Speciale Programma di Protezione e a misure tutorie su tutto il territorio nazionale e non basta la protezione in Calabria quando è oramai accertato che la ‘ndrangheta è ramificata ovunque su tutto il territorio nazionale e non solo.
Lo Stato non può far pagare con la vita una scelta di onestà e di giustizia, ne rendere precaria la tua stessa vita.
Non intendo essere punito per questo!\”
Comunicato stampa dell\’On. Davide Mattiello (Pd), membro componente della II COMMISSIONE GIUSTIZIA e della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIE E SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI.
Oggetto: comunicato Masciari
Mattiello, PD, Antimafia: \”Sulla revoca della revoca della scorta a Masciari è giusto pretendere prima un chiarimento. Ero rimasto sconcertato alla notizia della revoca della scorta a Masciari la scorsa settimana, una decisione che mi era sembrata illogica dal momento che contemporaneamente si confermava il terzo livello, cioè scorta e accompagnamento su auto specializzata, in Calabria, quindi un rischio attuale e concreto. Chi può ancora pensare che la \’ndrangheta che decida di colpire, colpisca soltanto in Calabria? Chi può ignorare le evidenze giudiziarie degli ultimi anni, che hanno fotografato la penetrazione della \’ndrangheta in Piemonte e segnatamente a Torino? In questi giorni pare essere maturata la volontà di revocare la revoca da parte del Ministero dell\’Interno, bene, ma non prima di aver chiarito il perché della precedente revoca e le sue modalità, oggettivamente anomale. Infatti la notifica della revoca era arrivata dal Comando provinciale dei Carabinieri e non dalla Prefettura, e non faceva riferimento alle valutazioni dell\’UCIS, che in casi come questi sono necessarie. I Testimoni d Giustizia dentro e fuori le misure speciali di protezione vogliono certezze e non favori, vogliono essere trattati con quel rispetto che è dovuto a chi ha scelto la denuncia e non il silenzio, ha scelto la legge e non l\’arbitrio, ha scelto lo Stato e non la mafia. E\’ un errore trattare queste persone come fossero un peso o peggio un imbarazzo rispetto a certe relazioni da compiacere\”