Ci illudiamo di vivere in democrazia ma è sempre più evidente che le decisioni prese dai alcuni governanti sono azioni da dittatura vera e propria. Se la notizia fosse confermata, per quanto l\’azione rientrerebbe nel \”normale\” processo di cambiamenti, sarebbe comunque un evidente \”punizione\” per chi ha comunque agito secondo legge. Se cominciamo a colpire la commissione antimafia allora si che le mafie vincono e vinceranno sempre!
Renzi si vendica: via la Bindi dall\’Antimafia
Diffusa la lista degli impresentabili. C\’è De Luca. Il premier prepara il rimpasto delle commissioni. Fuori Bindi e i berlusconiani. «Rosy regola i conti nel Pd».
Nel Partito democratico la lista degli impresentabili firmata dalla commissione Antimafia era diventata una sorta di “segreto di Pulcinella”.
Se il criterio che tutti gli indagati o condannati, anche in primo grado, erano “iscrivibili”, era logico che ci fosse anche il nome di Vincenzo De Luca, candidato alla guida della Regione Campania proprio per il Pd.
Non è stato un fulmine a ciel sereno, questo è ovvio, ma dalle parti del Nazareno ci hanno fatto un po\’ il callo a ricevere attacchi anche dal fuoco (teoricamente) amico.
PRONTE LE CONTROMOSSE. Non erano impreparati Renzi e i suoi, che da settimane ormai studiano mosse e contromosse per mettere in sicurezza il partito, il governo e la legislatura.
Anche facendo girare gli incarichi, muovendosi però nell\’alveo delle regole, per non incorrere in altre feroci polemiche. E nel mirino è finita naturalmente anche Rosy Bindi.
Come prassi vuole, a metà mandato di una legislatura tutte le presidenze di commissione vengono rimesse in discussione.
Non sempre si sono verificati avvicendamenti, ma in alcuni casi si è resto addirittura necessario.
MAGGIORANZA CAMBIATA. Soprattutto se le maggioranze sono cambiate o, a maggior ragione, se ci sono larghe intese a reggere le istituzioni.
Questo parlamento era nato da un sostanziale pareggio tra centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 stelle alle elezioni politiche del febbraio 2013.
E il governo Letta nacque dall\’accordo tra l\’allora Popolo della libertà e il Pd, più Scelta civica.
In due soli anni tutta la geografia dell\’epoca è cambiata: Silvio Berlusconi ha registrato l\’addio di Angelino Alfano che ha dato vita al Nuovo centrodestra, Sc si è spacchettata in \’Per l\’Italia\’ mentre molti altri sono confluiti nel Pd, al pari di una parte di ex Sinistra ecologia e libertà, come Gennaro Migliore.
LETTA, RENZI E I 101. Enrico Letta non è più il presidente del Consiglio, sostituito dall\’ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che nel frattempo è diventato anche segretario del Pd, dopo le dimissioni di Pier Luigi Bersani nell\’aprile 2013 in seguito al tradimento dei famigerati 101 durante il tentativo di elezione di Romano Prodi al Colle.
Eppure diverse commissioni di Camera e Senato sono ancora presiedute da esponenti della rinata Forza Italia, così come da parlamentari della minoranza dem in aperto contrasto con gli attuali vertici.
Ecco perché, dopo le Regionali, e forse dopo la pausa estiva, se non dovesse esserci un tracollo alle urne domenica 31 maggio, tutto è pronto a essere rimesso in discussione.
Dalla scelta del nuovo capogruppo Pd a Montecitorio, viste le dimissioni di Roberto Speranza, fino ai presidenti delle commissioni. Tra i quali dovrebbe esserci proprio l\’Antimafia di Rosy Bindi.
GALAN AI DOMICILIARI. Più che di vendetta, i renziani parlano di «riequilibrio dei pesi e contrappesi della maggioranza, di partito e di governo», ma anche di «necessità», come nel caso della Cultura, ancora a guida del forzista Giancarlo Galan, nonostante sia ai domiciliari per lo scandalo Mose dall\’estate del 2014.
Entrando nello specifico, alla Camera ci sono quattro commissioni in mano a Fi: oltre alla VII, ci sono infatti anche la Affari costituzionali (Francesco Paolo Sisto), la Difesa (Elio Vito) e le Finanze (Daniele Capezzone, vicino però alle posizioni di Raffaele Fitto).
UNA A SCELTA CIVICA. Una è affidata a Scelta civica (la Affari sociali con Pierpaolo Vargiu) e una al renziano di ferro Ermete Realacci (Ambiente). Il resto delle altre 14, invece, è a guida della minoranza dem.
Al Senato, allo stesso modo, la commissione Difesa è affidata all\’ex ministro berlusconiano Francesco Nitto Palma e quella sui Lavori pubblici ad Altero Matteoli, sempre di Fi. I renziani? Nemmeno l\’ombra.
LISTA NEL CASSETTO. Di nomi, al momento, non se ne fanno, come da prassi del sistema imposto dal nuovo leader democrat.
Ma una bozza di lista ovviamente già esiste in qualche cassetto, al riparo da occhi indiscreti.
Non ci saranno “impresentabili” (politicamente parlando, si intende), assicurano dalle soglie del Giglio magico.
A partire da Rosy Bindi, che ormai vive da separata in casa nel Pd e ben presto deve anche abbandonare l\’incarico, per il quale si presentò con queste precise parole: «Non sono un\’esperta di criminalità organizzata. Non mi ritengo una professionista dell\’Antimafia, non ne ho mai fatta».