All\’inizio è stata una doccia gelata, ma poi man mano che il tempo passa si dissipano le nubi e vengono a galla realtà più volte anticipate ma alle quali in molti ancora non credevano. Il voto in Gran Bretagna è stato sicuramente un voto democratico e nessuno lo può contrastare, li (a differenza che qui da noi) il popolo è sovrano e se ha detto fuori, fuori dev\’essere. L\’uscita non è stata decisa dagli affaristi o dai banchieri ma dai commercianti, dai contadini, dai semplici cittadini stanchi di una politica europea orientata esclusivamente a finanziare banche e grandi imprenditori britannici. Ma ora cosa sta accadendo, ora che l\’Inghilterra dovrà di fatto uscire dall\’Euro cosa si sta\’ verificando? Che l\’attenzione dell\’Europa si sta spostando sulle banche italiane e, a differenza di quanto affermato dal nostro premier Matteo Renzi, le nostre banche sono in crisi e pertanto l\’Europa sta\’ valutando, insieme al nostro governo, possibili azioni atte a salvare le banche da un possibile crollo. Beh allora ci vien da pensare che il voto dei cittadini inglesi non fosse poi così sbagliato, anche loro sono stanchi di vedere un Europa che aiuta sempre e solo le banche senza mai pensare ai problemi dei cittadini. Quindi le ultime affermazioni del premier in Europa stridono con quanto effettivamente sta avvenendo e confermato ieri dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Sempre banche e affaristi, mentre i cittadini continuano a soffrire ed a suicidarsi, grazie Italia, grazie Europa!
Il governo in cerca di soldi per salvare le banche
Lo spetro della Troika nelle trattative Renzi-Europa. Il premier nega tutto, ma la Commissione lo smentisce
Dopo la Brexit l\’attenzione dei mercati si sposta sull\’anello debole della catena europea, cioè l\’Italia e le sue banche alle prese con circa 200 miliardi di crediti in sofferenza.
Se la Borsa dovesse accanirsi nuovamente sui nostri istituti, fragili patrimonialmente, servirebbe capitale fresco. Ma come recuperarlo vista l\’ennesima turbolenza e il minaccioso bail in?
«Stiamo monitorando la situazione da vicino e siamo in stretto contatto con le autorità italiane in merito a possibili passi», ha dichiarato ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, interpellato sul caso-Italia, aggiungendo che «ci sono diverse modalità di azioni possibili che sono ancora oggetto di discussione». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha cercato di smentire il segreto di Pulcinella. «Non c\’è nessuna trattativa, le banche stanno bene, affronteremo eventuali emergenze», ha detto. «Bisogna mettere in sicurezza le banche, non possiamo permetterci di non farlo», ha precisato il presidente della Bce, Mario Draghi.
Le parole di Renzi, pertanto, suonano molto strane. In primo luogo, Palazzo Chigi aveva fatto sapere di aver attivato un «tavolo di crisi» con il ministero dell\’Economia, guidato da Pier Carlo Padoan, il ministero dello Sviluppo e la Cdp. In secondo luogo, poi, erano emerse varie ipotesi di rafforzamento del sistema finanziario con impegni fino a 40 miliardi di euro.
Proviamo a fare un po\’ di ordine. Con l\’aiuto fattivo della Banca d\’Italia il governo sta monitorando la situazione delle banche. Al momento, le esigenze di capitale non sono insostenibili. Unicredit probabilmente dovrà avviare un aumento (che il mercato stima tra i 5 e i 7 miliardi) dopo la scelta del nuovo ad. La Bce vorrebbe che Carige si rafforzasse ulteriormente (siamo nell\’ordine del miliardo). E quando si parla di aumenti il mercato pensa sempre a Mps che, pure, ha visto scendere le sofferenze lorde a 47 miliardi.
Servirebbe un nuovo Fondo Atlante. Ma, come ha detto ieri il Ceo di Intesa Carlo Messina, «la nostra partecipazione al Fondo è già il massimo che riteniamo per il sistema bancario nel suo complesso». E se si tira fuori la numero uno è difficile che altri seguano. Ecco perché il governo aveva pensato a un sistema di garanzia pubblica su un veicolo societario o su emissioni obbligazionarie bancarie. In entrambi i casi la Cdp avrebbe dovuto avere il ruolo di «assicuratore» rispetto all\’intervento di soci privati come i fondi. Sia in questo caso sia in quello di intervento diretto della Cassa è necessario discutere con l\’Ue invocando l\’articolo 107 del Trattato che sospende la disciplina degli aiuti di Stato in presenza di eventi eccezionali e, di conseguenza, anche il bail in. Se la forza della Cdp fosse insufficiente e non si palesassero gli investitori, sarebbe opportuno un aiuto comunitario. Sui mercati si era anche diffuso il rumor (segnalato da Renato Brunetta) che il Tesoro avesse avviato trattative con il Fondo salva-Stati, deputato a intervenire visto che il Fondo europeo salva-banche non è ancora operativo. Sarebbe l\’equivalente dell\’arrivo della Troika a Roma. Renzi non vorrà certo uscire di scena in questo modo, anche se in Europa tutti sanno che l\’Italia cerca risorse per le banche.