\”E così ci siamo, hanno deciso. Gli squali, quelli del club ristrettissimo che a Wall Street decidono delle sorti finanziarie del mondo, hanno fatto la loro puntata.
Del resto, è anche colpa \’nostra\’, no? Siamo noi che permettiamo tutto questo; permettiamo loro di arricchirsi infischiandosene di ogni principio etico, permettiamo loro di costruire meccanismi finanziari infernali, di guadagnare miliardi in pochi minuti utilizzando leve finanziarie assurde. E quando la bolla esplode, ecco la crisi. E indovinate un po\’ chi la paga?
A questo punto, visto che gli permettiamo di fare tutto questo, non ci rimane che sperare che perdano la loro scommessa e si ritirino, in attesa della prossima occasione in cui ci spolperanno\”
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Fonte: Il Corriere della sera – Le banche di Wall Street si preparano a una possibile rottura dell\’area euro con la potenziale uscita di un paese. Gli istituti stanno chiedendo alle controparti e ai creditori di rivedere i contratti oppure trovare un\’altra banca con cui fare affari.
L\’INDISCREZIONE – Lo riporta il Financial Times, sottolineando che ricorrendo a strategie di copertura, come icredit default swap, le banche americane stanno riducendo la loro esposizione netta nei Paesi in difficoltà ma sono anche impegnate ad assicurarsi che se un Paese lasciasse l\’area euro non si troverebbero a ricevere pagamenti in valute come dracma o peseta. JPMorgan, Bank of America, Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno ridotto la loro esposizione, che varia dai 5,4 miliardi di dollari di Morgan Stanley agli oltre 20 miliardi di dollari di JPMorgan.
I NUMERI – I dati emergono dall\’analisi dei bilanci del secondo trimestre 2012, resi noti dagli stessi istituti di credito. JP Morgan avrebbe aumentato la percentuale di bond assicurati dal 52% al 61%. Più significativo il dato di Credit Suisse, la cui percentuale di bond coperti da cds è volata dal 69% al 90%, mentre resta meno rilevante il passaggio dal 60% al 62% di titoli di Stato assicurati dalla concorrente Ubs.